CORPO CIRCUITO

corpo circuito

Un progetto a cura di Carolina Ongaro

11.05 – 26.05.2013

In collaborazione con AreAArte e Fondazione Vignato per l’Arte.

Galleria d’Arte Bunker – Complesso palladiano di Villa Caldogno (VI)

Ingresso libero

Artisti:   Jacopo Pagin – Kensuke Koike – Špela Volčič – Matteo Valerio – Ana Čigon – Ryts Monet –

Tomaž Furlan – Roberta Busechian

La Galleria d’Arte Bunker, il giorno 11 maggio 2013 è lieta di aprire al pubblico la mostra collettiva “CORPO CIRCUITO”, che vede protagonisti otto giovani artisti del panorama nazionale ed internazionale.

“Chi altri conosce al mondo qualcosa come il corpo? È il prodotto più tardivo della nostra vecchia cultura, quello che è stato più a lungo depurato, smontato e rimontato”.

Jean-Luc Nancy

La mostra “corpo-circuito” presenta un vero e proprio percorso che trova nel corpo dell’uomo contemporaneo il centro di otto percorsi artistici: il corpo come circuito di segni. Superficie multi-identitaria, stratificata, soggetta ad una costante trasformazione e ad una infinità di mutazioni e possibilità. Un territorio di iscrizione di eventi: un corpo umano come circuito e costrutto culturale e sociale, un infinito divenire che è da sempre territorio di discorso e un “luogo da esplorare”, un concetto da interpretare o una realtà da rappresentare.

Gli artisti in mostra si interrogano e si confrontano dunque su un concetto di corpo, quello dell’uomo contemporaneo, che è da sempre soggetto ad infiniti poteri e “dominazioni”, che lo determinano in quanto oggetto di una società, e di una realtà, di cui subisce l’impianto. Corpo come immagine frammentata, corpo come esplosione di soggettività; corpo come un robot che svolge medesime azioni quotidiane; un corpo che vuole uscire dai propri confini nei quali è stato relegato; un corpo che sottomesso ad un sistema devastante, decide esso stesso di annullarsi.

Alla scelta di sviluppare questo tema, così complesso e vasto di interpretazioni, Michel Foucault e le sue teorie hanno contribuito in maniera non indifferente, così come la suggestione che lo stesso luogo espositivo suscitava. La scelta infatti di approfondire l’interesse verso il corpo dell’uomo inteso come costrutto sociale moderno e contemporaneo, “gettato” in una società della quale subisce l’impianto, indiscutibilmente legato alla lettura delle teorie foucaultiane, si è dunque ben conciliata con  una fondamentale rivisitazione storica che ha il proprio luogo privilegiato nel Bunker, emblema tipico della condizione di uomo sottomesso alla violenza della guerra e della sua esasperata necessità di rifugio dal mondo.

Le scelte curatoriali di questo percorso espositivo sono nate quindi quasi spontaneamente, come un naturale incontro di più interessi e di più esigenze, come la volontà di destinare un luogo della memoria in luogo di contemporaneità. Neppure la volontà di richiamare all’ordine artisti giovani, che stanno emergendo nella scena artistica nazionale ed internazionale, è nata per caso.

Ecco che il corpo di quegli uomini diviene ancora territorio di discorso, di confronto, tramite il dialogo tra artisti che indagano sul concetto di corporeità cercando di aprire nuove interpretazioni, nuove definizioni, nuovi orizzonti, nuovi spunti e ricerche che nella loro eterogeneità offrono un quadro complesso di cosa significhi avere (o essere) un corpo nella società odierna.

Il percorso espositivo proposto non si propone dunque di stabilire una definizione, né di fornire lo spettatore di un’unica visione della tematica ma anzi, cerca di proporre al pubblico diverse strade di interpretazione per un “circuito di discorso” di una tematica così vasta e discussa, rendendolo partecipe e consapevole della diversità delle nuove ricerche artistiche in atto nell’ambito dell’arte contemporanea internazionale, sottolineando nel contempo come il corpo diventi per l’arte un luogo da esplorare e un infinito divenire soggetto a continue scomposizioni e ricostruzioni.

 

LA FONDAZIONE D’ARTE VIGNATO

Guardiamo al corpo come a una superficie da modellare, adattare, definire secondo i dettami della moda sociale che così ci stigmatizza, per lasciare una traccia indelebile e al contempo a elevato grado di mutevolezza nel tempo. Guardiamo al corpo, tuttavia, anche come meravigliosa superficie che parla di ciò che siamo, di quanto abbiamo vissuto e che lascia trasparire ora in modo più marcato, ora in modo meno decifrabile, le ansie e le paure che viviamo nell’intimo.

Il corpo ha da sempre stimolato attenzione, azione e l’Arte non si è mai esentata dall’indagare e trarre da questi circuiti corporei ispirazione per parlare dello stato sociale del suo tempo.

Oggi porsi in modo più forte a fianco dell’Arte per sostenere chi propone nuovi punti di vista, o provocazioni capaci di ripristinare uno sguardo sovente distaccato dal reale, è dimostrazione di consapevolezza verso una tematica tanto tradizionale quanto sempre arricchita di nuove sfumature, utili a comprendere la società in cui viviamo.

Sostenere e affinare la coscienza del rapporto con il proprio corpo significa promuovere in primo luogo una crescita con profondi riflessi sulla percezione di sé, che potrà successivamente incidere sul delicato equilibrio che ognuno ha con il modo esterno.

Parte del Progetto culturale per il 2013 del Gruppo Vignato, in cui la Fondazione Vignato per l’Arte rientra, è dedicato a indagare l’alterato rapporto con il proprio mondo orale, “luogo” della nostra corporeità ad elevato valore simbolico, che implica una profonda indagine su se stessi per affrontare ciò che irrazionalmente ci spaventa, portando a un disequilibrio che solo l’analisi e la conoscenza permettono di ripristinare.

Ecco dunque che i punti di contatto tra Scienza e Arte ancora una volta emergono nella comune e costante ricerca di ciò che si nasconde nella superficie del reale, aggiungendo alla scientificità del metodo la componente insostituibile e più aleatoria del possibile.

Elisa Paiusco

Direttore Fondazione Vignato per l’Arte

Jacopo Pagin

Jacopo Pagin, “DIY”, 2013 tecnica mista su tela, 100×120 cm

Nasce a Vicenza nel 1989. Laureatosi nel Febbraio 2013 in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, dipinge però da sempre. Espone in personali fra Venezia, Vicenza, Milano e Torino.

Jacopo si esprime con la pittura, la calcografia, il disegno, la fotografia.

Le immagini che produce sono spesso considerate critiche e ambigue, da una società della quale egli stesso vuole rappresentare le pulsioni, gli aspetti più intimi e racchiusi, irritanti o surreali per stimolare psichicamente l’osservatore sollecitando dubbi e riflessioni su questioni e temi quotidiani non sempre accettati.

Oltre alla Pittura e il disegno Jacopo lavora con l’incisione, il digitale e la fotografia. Con Francesco Todescato inoltre produce e si esibisce da tre anni con il progetto di ricerca video-sonora Raskol’nikov. Questo  progetto è integrato al lavoro di artista figurativo; ad ogni mostra mettono in piedi una performance. Questo lavoro con l’happening è quello che più ha a che fare con il corpo, costituisce per Jacopo un’occasione per aprire la propria persona all’altro.

Kensuke Koike, Lover (After Mother), 2006, lambda prints, 88×74 cm

Kensuke Koike

Nasce nel 1980 a Nagoya, Giappone. Studia prima all’Accademia delle Belle Arti di Venezia, e poi allo Iuav di Venezia, Arti Visive.
Realizza le sue opere utilizzando soprattutto fotografia e video, mezzi che egli trova più idonei a rappresentare la realtà e le sue possibili incongruenze. La sua arte è una continua ricerca all’insegna dell’ironia. Cerca nelle sue opere di innescare una sorta di rovesciamento della realtà, per accentuare il senso di sorpresa e di scoperta.
Utilizzando la tecnica del collage, Kensuke Koike gioca con foto ed immagini per ottenere collage perfetti e risultati inediti, ironici, che creano sorpresa. Con questi suoi lavori ci presenta una sua personale visione della realtà e una sua rappresentazione in cui egli ci propone nuovi modi di vedere quello che ci sta attorno;  a volte i corpi che ne  escono sono veri e propri mostri, come nell’opera  No One Knows:  Kensuke realizza con delle stampe a contatto dei ritratti di suoi amici; ogni frame corrisponde a una caratteristica facciale veritiera di queste persone, ma l’assemblaggio finale dà luogo a creature mostruose, eppure in qualche modo reali, quasi a dar espressione alle identità marginali, multiple, che compongono ciascun individuo nell’attuale società.

www.kensukekoike.com

Matteo Valerio, Untitled, 2011, tecnica mista su tela

Matteo Valerio

Matteo Valerio nasce a Tampa, Florida nel 1989. Dopo essersi diplomato all’Istituto Boscardin di Vicenza con specialistica in scultura si trasferisce per un anno a Canino, nella Tuscia, dove ha restaurato l’interno di un appartamento in tufo  nel centro storico. Un’esperienza è stata fondamentale per il percorso artistico di Matteo: si trasferisce infatti in Perù e in Bolivia per sei mesi, dove per la prima volta viene a contatto con i trattamenti naturali per colorare i tessuti. A partire da quell’esperienza, comincia a sviluppare ed ad applicare sempre di più nella pratica artistica l’idea di usare fiori e piante per colorare, ed inizia a valorizzare il  tessuto in se. Si iscrive quindi all’Accademia di Venezia dove attualmente studia. L’arte di Matteo deriva direttamente dalle sue passioni e dai suoi interessi personali: egli cerca infatti di usare il disegno e l’incisione (alchimia)  per alimentare il suo proprio interesse verso qualsiasi cosa. Usa inoltre la tela come studio per superare certi blocchi, cercando in questo modo di scremare la propria  individualità.

Špela Volčič, Panis Nostrum, 2006, cotton paper Hanemuhle Bright White, 28 images 50×50

Špela Volčič

Nasce a Postoijna nel 1984. La sua formazione inizia al Liceo Artistico, con un corso di Fotografia (1999 – 2003), di Lublijana, Slovenia, dove espone le sue prime personali e dove partecipa alla realizzazione del catalogo “Haus der Architektur Graz” Austria, (2003). Partecipa al workshop con 10 fotografi professionisti a Sinji vrh, Slovenia (2004). Nel 2004 si trasferisce a Milano, dove lavora presso un Laboratorio di Stampa Professionale.
Realizza il progetto PANIS NOSTRUM (di cui una foto sotto) durante il secondo anno del CFP Bauer a Milano. Durante i corsi Post Diploma e Progetto Fotografico Contemporaneo (2004 – 2006) collabora presso: studio di Victor Albrow e Miss Jones Agency (Edinburgh, 2006), studio Occhiomagico di Giancarlo Maiocchi (Milano, 2005), e diversi studi fotografici di Milano.
È stat artist-in-residence presso la Fondazione Bevilacqua la Masa.

Ryts Monet, “Black Flag Revival”, 2012, Installazione: Incisione su vinile e stampa digitale su carta, DVD in loop, televisore a tubo catodico, stampa digitale su seta, 19 fotografie digitali su diapositive, proiettore Kodak Carousel

Ryts Monet

Nato a Bari nel 1982, ha conseguito la laurea triennale in Arti Visive all’Università IUAV di Venezia, e la laurea specialistica in Comunicazioni Visive Multimediali presso la Facoltà di Design e Arti del medesimo istituto. Nel 2010 è stato artista in residenza presso la Fondazione Claudio Buziol di Venezia. Nel 2011 ha partecipato alla residenza-workshop tenuta da Adrian Paci presso Rave East Village a Trivignano Udinese. Nel 2011 ha partecipato alla 15th Tallinn Print Triennial e a un evento performativo presso Osloo Floating Pavillion per il Padiglione Danimarca alla 54. Biennale di Venezia.
Ryts ha svolto la residenza alla Fondazione Bevilacqua la Masa, Venezia, con uno studio a Palazzo Carminati. È stato poi selezionato per prendere parte al programma di residenza per l’anno 2013 all’Istituto d’Arte Contemporanea e di Scambio Culturale Internazionale a Tokyo. Graffitista e amante del disegno, prende spunto per le sue opere da tutto ciò che gli sta intorno, che sta intorno agli uomini: i suoi lavori parlano di consumismo, cristianesimo, libertà. Egli assorbe ogni aspetto della realtà quotidiana, e lo rigetta in forma d’arte.

Roberta Busechian

Nata a Trieste il 28.01.1990, si forma presso l’Università IUAV di Venezia, con l’indirizzo Arti Visive e dello Spettacolo. Al momento vive e lavora tra Venezia e Berlino, dove sta implementando il suo ultimo progetto sul sonoro.
Nella sua ricerca si occupa principalmente di musica sperimentale, sound design e registrazioni sonore, sia di produzione visiva che attraverso il disegno e la performance.
La sua ricerca tratta il corpo umano come una sorta di architettura che si avvicina di più alla coscienza umana come accumulo di simboli e significati. Il suo interesse per i corpi in questo senso si rivolge da un lato nelle sue composizioni di figure di organismi “macchine”, funzionali, e dall’altro lato nell’utilizzo e sperimentazione di un sonoro che ha a che fare con l’organicità e la fisiologia.

Ana-Cigon-Perspective, 2010, video installation

Ana Čigon

Ana Cigon, classe 1982, vive e lavora a Stanjel e Ljubljana, Slovenia.
Le idee che sviluppa nei suoi progetti hanno un vasto campo tematico. Queste molte volte includono questioni basate sulla parità dei sessi, si interrogano su temi come le aspettative sul comportamento sessuale, lo sforzo per raggiungere la felicità, o la percezione e la riconsiderazione di valori sociali in generale. Tutte le tematiche sono legate al soggetto umano e alla sua posizione all’interno della società.
Utilizza diversi media che spaziano dalla pittura alla video-art. Recentemente ha focalizzato la propria attenzione sull’uso del corpo per esprimere i concetti sopra elencati, e in particolare con l’uso della performance.

Tomaž Furlan, Wear, 2006-2012, Interactive sculptures with video

Tomaž Furlan

Nasce a Kranj nel 1978. Studia all’Accademia di Belle Arti di Lubiana e si laurea in scultura.
Tomaz vive a Ljubljana e lavora nel suo studio nel centro culturale autonomo Metelkova City di Ljubljana.
Il suo lavoro si basa sull’uso del video come strumento volto a mostrare l’utilizzo dei suoi dispositivi, “estensioni” del corpo creati da lui per un determinato scopo. Gli “abiti” di cui si riveste sono da lui usati spesso con humor per mostrare come la nostra routine stia diventando sempre più automatizzata e standardizzata: le sue azioni ci rendono consapevoli dei paradossi dei nostri comportamenti quotidiani.
Ha partecipato a numerose esposizioni in Slovenia e in ambito internazionale incluse Manifesta 9, Genk; In the Loop: Contemporary Contemporary Video Art from the European Union, Washington; Limited Access II, Parkingallery, and Eyedentify Yourself, SCCA Ljubljana. Furlan lives and works in Ljubljana.